• Inshallah a Boy is a Jordanian film whose viewing is strongly suggested.

  • It recounts successional events governed by Sharia law that jar with the sentiment of Western thought.

  • But what if the jurist must actually apply these rules?

Inshallah a Boy, film diretto da Amjad Al Rasheed, racconta come Nawal, dopo la morte improvvisa del marito, debba affrontare insieme alla figlia una situazione critica. Senza un accordo formale sull’eredità, le due donne e tutti i loro beni diventano automaticamente proprietà del parente maschio più prossimo, ossia il cognato Rifqi. L’uomo, secondo le leggi sull’eredità, potrebbe esercitare i diritti di proprietà sull’appartamento e sulle loro persone. L’unico modo a disposizione delle due donne per prevenire ciò, è che Nawal dia alla luce un figlio maschio. Per portare a termine questo suo obiettivo ed evitare lo sfratto, la donna si ritrova in una serie di situazioni pericolose, che mettono a dura prova la sua fede e i limiti delle sue stesse forze.

Il sito Coming Soon presenta così questo pregevole film giordano da poco nelle sale la cui recensione merita il massimo dei voti.

La vicenda, ai nostri fini, deve invece essere raccontata con un po’ di complessità.

Nawal resta vedova fin dalle primissime battute del film. Pur essendo alla ricerca di un secondo figlio, l’unica discendente è una figlia femmina.

Secondo le regole del diritto islamico così come narrate nel film, si apre una successione legittima nella quale concorrono per metà moglie e figlia e per metà la famiglia di origine del marito. Ciò che non sarebbe avvenuto se la discendenza fosse stata di un figlio maschio.

E si apre così un conflitto tra vedova e famiglia di origine i cui esiti non si vogliono spoilerare per non rovinare la visione a quei fortunati che ne godranno.

Serve qui invece ragionare sull’ipotesi in cui il defunto avesse residenza abituale in Italia e la casa di famiglia si trovasse in Giordania, nonché su quella contraria in cui il defunto fosse stabilmente ritornato a risiedere in Giordania mantenendo la proprietà dell’immobile in Italia.

Nel primo caso, secondo quanto prevede il Regolamento UE 650/2012, la successione (a meno di un’esercitata optio legis a favore della legge giordana) sarebbe integralmente regolata dalla legge Italiana con conseguente devoluzione dell’eredità alla protagonista del film ed alla sua piccola figlia, per quota di metà ciascuna. Semplice in teoria, ma in pratica assai complessa poiché la Giordania non è membro UE e non aderisce al regolamento europeo. Difficile sarà quindi trovare un giudice che applichi la legge italiana.

Nel secondo caso, sempre secondo quanto previsto dal regolamento UE, l’operatore di diritto italiano si troverebbe ad applicare le norme così ben descritte nel film, trovandosi però a fare i conti con i principi di ordine pubblico internazionale che impediscono di dar cittadinanza nel nostro ordinamento ad una norma che discrimini in modo così netto la situazione di una madre che resti vedova con un figlio maschio rispetto a quella che resti vedova con una figlia femmina.

Entrambe le situazioni sono diventate ormai frequentissime in ragione dei flussi migratori di questo scorcio di storia.

In entrambi i casi la soluzione migliore è affrontare per tempo il problema programmando in vita la propria successione.

Come ci ricorda la professoressa Roberta Aluffi (“Profili critici del diritto successorio Islamico” nell’e-book  “Famiglia, successioni e ordine pubblico internazionale”) il sistema successorio islamico, pur lasciando poco spazio all’autonomia testamentaria, è assolutamente privo del concetto legittima, conferendo ai privati la più grande libertà nel disporre del proprio patrimonio prima della morte: l’importante è che le regole divine si applichino al relictum. Lasciando così spazio ad una sistemazione in vita che escluda dai beni trasferiti la famiglia di origine

E per l’ipotesi contraria, una donazione retta dal diritto italiano resisterebbe senza dubbio ad una petizione di eredità retta da norme contrarie all’ordine pubblico internazionale consolidando “l’intestazione in capo ai donatari”.

Arrigo RovedaNotaio, Milano, Italia